Maestri della precisione assassina, mira infallibile, fucili letali, un solo colpo e centinaia di vittime: ecco chi sono i cecchini più famosi della storia.
Della serie: quando la realtà è peggio della fantasia. Qui c'è una specie di classifica dei più grandi (?) tiratori della storia, quasi tutti sui fronti della seconda guerra mondiale. D'altronde è vero: la più grande carneficina umana ha fatto emergere i più grandi assassini - quelli che però non vanno in galera ma ricevono una medaglia.
Ma la cosa più sorprendente è che singoli uomini hanno sterminato centinaia di altri uomini. Con la loro mira, il loro fucile, la loro vista. La loro mortale freddezza. No, non è retorica pacifondaia. E' soltanto una libera interpretazione della statistica. Un conto è lo scontro frontale, dove regna solo l'istinto di sopravvivenza. Un altro conto è appostarsi, aspettare per ore, prendere la mira, non farsi mai scoprire e premere il grilletto. Non so se ci voglia coraggio o qualcosa di diverso.
C'è ad esempio la storia di Simo Hayha, finlandese, eroe della guerra di resistenza contro l'invasione sovietica dal 1939 al 1940. Era soprannominato "morte bianca" perchè indossava un'uniforme totalmente bianca per mimetizzarsi perfettamente nella neve. Riusciva a prendere la mira e a sparare a temperature proibitive, fino a meno 40 gradi. Ne ha ammazzatti 505. Tutti lui, uno per uno, uno dopo l'altro. Pum, un colpo e via. Uno di meno.
Ci sono anche Erwin Konig e Vasily Zaytsev, gli "eroi" della battaglia di Stalingrado, che poi sarebbero divenuti eroi anche al cinema.
C'è persino una donna: Lyudmila Pavlichenko, ucraina, ne ha ammazzatti 309. E' la donna cecchino più abile della storia. Altro che le amazzoni di Gheddafi.
La tecnologia continua ad evolversi, le armi sono sempre più sofisticate. Ma l'occhio umano e quell'alchimia letale con cui il dito preme il grilletto al momento giusto, tutto ciò non cambia - purtroppo.
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