Il poliziotto cattivo adotta un atteggiamento aggressivo
nei confronti del soggetto, con commenti sprezzanti, giochetti e
suscitando in generale un senso di antipatia. A questo punto interviene
il poliziotto buono, apertamente amichevole, comprensivo in modo da suscitare simpatia nell'interrogato che viene spesso anche difeso dalle prepotenze del poliziotto cattivo. Il soggetto è dunque spinto a collaborare dal senso di gratidudine verso il poliziotto buono e dalla paura di una reazione negativa del poliziotto cattivo.
La tecnica, se conosciuta, è facilmente riconoscibile, ma rimane utile contro soggetti giovani, impauriti
o sprovveduti. L'utilizzo della tecnica comporta però un certo grado di
rischio, se infatti è riconosciuta dal soggetto esso può considerarsi
offeso ed insultato e rendere meno probabile una sua collaborazione. La
tecnica, per poter essere ben attuata in un contesto lavorativo
complesso, necessita la partecipazione di un addetto esperto in gestione
delle risorse umane oltre ad un manager diretto superiore del dipendente 'oggetto' del colloquio.