UN EFFUSIONE IN AUTO? VIA GLI ALIMENTI ALLA MOGLIE....
Respinto il ricorso di una donna veneziana contro la revoca dell'assegno di mantenimento.
La Cassazione si è espressa sul caso di un marito che con due investigatori ha assistito al tradimento: ''Condotta lesiva della sua dignità e dell'onore''
(Adnkronos) - Può bastare un'effusione amorosa in auto con l'amante per fare perdere gli alimenti alla moglie, con tanto di addebito della separazione. Parola di Cassazione che ha respinto il ricorso di una moglie veneziana, Maria B., che non si capacitava del fatto che le fosse stato revocato l'assegno di mantenimento, in sede di separazione dal marito, sulla base di un "unico episodio di infedeltà coniugale, riscontrata da due investigatori, che l'avevano scorta all'interno di un'autovettura mentre si scambiava effusioni amorose con un uomo".
Per la verità, registra la sentenza 26571 della Prima sezione civile, l'episodio di adulterio incriminato "non era sicuramente l'unico", ma è proprio per quella effusione smascherata da due 007 che, sottolinea piazza Cavour, il marito Andrea S. ha subito una "lesione della dignità e dell'onore alla luce dei soli aspetti manifestati all'esterno". Già, perché, stando alla ricostruzione della sentenza, dopo che i due investigatori avevano beccato la donna si erano peritati di chiamare il marito "perché potesse constatare personalmente la condotta della moglie" e, pure nel buio, il marito tradito aveva potuto vedere le "effusioni" in auto di Maria con l'amante.
Effusioni "senza congresso carnale"? Non importa, dice la Cassazione la quale, facendo proprio il giudizio dei colleghi della Corte d'Appello di Venezia (gennaio 2004), sottolinea che legittimamente hanno rilevato che "la condotta di Maria aveva comunque leso la dignità e l'onore del marito" che aveva "assistito" alla scena "nel suo rilevante grado di trasgressione". Invano la moglie si è rivolta alla Cassazione, per ottenere almeno il ripristino degli alimenti se non proprio la cancellazione dell'addebito della separazione, sostenendo che il tradimento era frutto di torti subiti dal marito nel corso del matrimonio.
Piazza Cavour ha bocciato il ricorso ed ha evidenziato che "ove i fatti accertati a carico di un coniuge si traducano nell'aggressione a beni e diritti fondamentali della persona, quali l'incolumità e l'integrità fisica, morale e sociale dell'altro coniuge, oltrepassando quella soglia minima di solidarietà e di rispetto comunque necessaria e doverosa per la personalità del partner, essi sono insuscettibili di essere giustificati come ritorsione e reazione al comportamento di quest'ultimo".
Anzi, aggiunge la Suprema Corte che le "particolareggiate circostanze riferite dagli investigatori" al marito tradito avevano sopperito alla "mancanza di fotografie che immortalassero l'episodio di infedeltà", come pure alla "zona di penombra in cui" i due amanti si erano trovati in auto. Da qui il rigetto del ricorso di Maria che è stata pure condannata al pagamento di 2.100 euro di spese per il processo.
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